BRESCIAOGGI 6 Febbraio 2008
Con la cornice di un bel sole i ballerini hanno potuto danzare liberamente fino a tarda sera.
L’ultimo giorno di carnevale di Bagolino è stato accompagnato da un cielo completamente
sereno: già all’alba si intravedevano i raggi del sole e verso le otto è stato dato il via alle
danze, come vuole la tradizione, davanti al bar «Strope».
Dopo aver sorbito un brodo rigeneratore via ai primi passi di danza di una giornata molto
lunga, terminata in piazza Marconi sulle note dell’«Ariosa», una delle musiche tra le più
conosciute. A differenza di lunedì scorso, quando la pioggia aveva rovinato in parte la festa
ieri i visitatori hanno potuto godersi le danze e i più fortunati sono riusciti ad intrufolarsi
nelle cucine seguendo i locali o mescolandosi all’ondata dei ballerini.
La tradizione vuole che i ballerini rendano omaggio alle loro famiglie o alle fidanzate, che
poi ricambiano il gesto offrendo qualche cosa da mangiare, come si dice a Bagolino «si và
per cucine». L’ospitalità è riservata ad amici e conoscenti, ballerini o maschere: ma se si
riesce ad essere accolti favorevolmente vivere il carnevale di Bagolino può essere anche
un’esperienza davvero coinvolgente. Passare dalla cucina di Osvaldo e Odette, per bere
un buon bicchiere di vino e assaggiare bagòss e salame, ed essere accolti dalla loro
contagiosa allegria, o riuscire ad intrufolarsi nella cucina della signora Giuditta dove i
fagioli sono un piatto che non manca mai, è un piacere che non soddisfa solo il palato.
E mentre i 110 ballerini si spostavano, ballando a gruppetti, tra viottoli e porticati, le
maschere hanno fatto la loro parte divertendo i visitatori e trascinandosi in giro a...
spaventare i bambini. E mentre la giornata volgeva al termine, per i ballerini, mantenere
la compostezza diventava sempre più complicato, ma non impossibile, e in una sorta di
equilibrio tutto loro, hanno mosso i passi sulle note dell’ariosa, in piazza Marconi, in un
vortice di musica, allegria e tanta stanchezza.
Ma chi si nasconde sotto quelle maschere? È difficile scorgere i volti, e solo alla messa
del lunedì mattina la maschera viene tenuta in mano. A parte qualche eccezione, si tratta
per la maggior parte di giovani che con orgoglio portano avanti la tradizione dei loro padri.
Ieri sera, concluse le danze, hanno invaso la scena ancora una volta i «mascher» che fino
a tarda ora hanno girovagato per il paese; molti di loro portavano in mano la lanterna a
simboleggiare la ricerca del carnevale che si nasconde prima, per poi sparire.
Altri portavano anche il renck (arringa salata) simbolo dei giorni di quaresima che stanno
arrivando, e proprio questo pesce sarà oggi il pasto di molti bagossi che rintanati in casa
per riprendersi dalle fatiche dei festeggiamenti si preparano a tornare alle occupazioni
di ogni giorno.
Molti, che come ogni anno chiedono qualche giorno di ferie, oggi riprenderanno anche
a lavorare, e sicuramente qualcuno lo farà con un po’ di mal di testa; e non mancherà
nemmeno il triste svolazzare di coriandoli come ricordo di quello che è stato, e di quello
che l’anno prossimo tornerà a riesplodere con eguale vigore.
Mila Rovatti